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I musulmani yawi di TailandiaBreve storia e status dei musulmani malesi in Tailandia

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I musulmani yawi di Tailandia

La maggior parte dei musulmani di Tailandia non appartiene all’etnìa tai

In parte sono presenti da secoli nell’attuale territorio della Tailandia, in parte sono immigrati in epoche recenti.

Visibili dovunque, con le loro moschee facenti parte del paesaggio e i loro hijab, i musulmani intrattengono generalmente buoni rapporti con la popolazione buddista. A differenza delle etnìe montanare del Nord della Tailandia, non sono però integrati nei circuiti turistici e sono generalmente ignorati dai viaggiatori.

A seconda delle fonti consultate, i musulmani rappresentano tra il 4 e il 7 % della popolazione totale del Regno. Minoranza su scala nazionale, sono invece maggioritari nelle quattro province meridionali di Pattani, Yala, Narathiwat e Satun.

La loro identità è costituita dall’etnia, malese, dai propri costumi e, soprattutto, dalla loro appartenenza ad una religione distinta dal buddismo, maggioritario in Tailandia. Inoltre, gli Yawi posseggono un forte senso di appartenenza all’Umma o comunità dei credenti musulmani.

Numero e provenienza

Le statistiche ufficiali tendono a sotto- oppure sopravvalutare la popolazione dei musulmani in Tailandia, ma il loro numero totale si situa tra 5 o 6 milioni, di cui 3,5-4 insediati nelle quattro province meridionali in cui sono maggioritari.

Il loro tasso di fecondità è superiore alla media nazionale (2,3 figli per donna contro 1,3); in conseguenza, il loro numero relativo è in aumento.

Secondo l’origine etnica, i musulmani si distinguono in :

– musulmani tai convertiti all’islam;

– musulmani malesi, detti yawi , politicamente annessi al Siam dalle vicissitudini della storia;

– discendenti di prigionieri yawi deportati dai Siamesi nelle province del Sud e del Centro;

– musulmani cinesi chiamati hui o ho, immigrati dalla Cina. L’islamizzazione del mondo cinese cominciò nel X° secolo. Fuggendo i conflitti provocati dall’arrivo dei cinesi han nello Yunnan (Cina sud-occidentale), gli hui  trovarono rifugio dapprima nel regno settentrionale tai del Lan Na, poi nell’attuale Tailandia, a quell’epoca chiamata Siam. Le ultime immigrazioni in ordine di tempo sono state quelle delle unità musulmane del Kuo Min Tang, rifugiate a Mae Salong, in provincia di Chiang Rai, nel 1949 dopo la vittoria dei comunisti in Cina.

– musulmani di altre provenienze residenti nel Regno. Dopo essere stati sconfitti dai vietnamiti (Dai Viet nel XV° secolo, regno di Hue nell’Ottocento), molti cham [1] islamici hanno trovato rifugio in Siam dove le loro qualità guerriere ne fecero degli ausiliari militari molto ricercati. Certi musulmani di origine bengalese immigrarono dalle antiche province siamesi cedute alla Birmania britannica (Tenasserim, Tavoy, Mergui). Altri ancora, fuggendo la colonizzazione neerlandese, vennero da Celebes [2] nel secolo XVII°. I musulmani d’origine iraniana discendono invece da famiglie di commercianti che elessero domicilio ad Ayutthaya nel XVI° secolo, poi si trasferirono a Bangkok. Alla corte dei re del Siam si issarono alle più alte dignità e i loro discendenti sono tuttora presenti in Tailandia (p.es. la famiglia Bunnag, originaria di Qom).

I musulmani yawi

I musulmani yawi sono d’origine malese e parlano una lingua simile al malese della Malesia. Integrati loro malgrado nel Regno del Siam, poi di Tailandia, non ne condividono pero’ né la religione né i costumi. Posseggono una scrittura particolare, lo yawi, scritto in caratteri arabi adattati all’alfabeto malese; esiste anche una trascrizione in tailandese che rispetta il lessico originale. Tuttavia, a scuola, le giovani generazioni imparano anche il tailandese.

A lungo trascurati dal governo centrale, oggi sono costretti a confrontarsi con una società in rapida evoluzione verso il materialismo e il consumismo, che gli fa temere la dissoluzione della loro comunità nel crogiolo della “modernità”.

I musulmani yawi risiedono nelle quattro province meridionali di Pattani, Narathiwat, Yala e Satun che configuravano l’antico sultanato di Pattani.

Storia dei musulmani yawi

Secondo il cronista portoghese Tomé Pires, il Sultanato di Pattani sarebbe stato fondato nel 1370; a partire dal XV° secolo questo principato islamizzato, la cui ricchezza era fondata in primo luogo sul commercio, intrattenne legami di vassallaggio con il Siam. Il vincolo pero’ si distese con l’arrivo degli europei nella penisola malese [3] e soprattutto con la caduta e distruzione di Ayutthaya, capitale del Siam, ad opera dei birmani nel 1767. La dinastia siamese Chakri riuscì a ristabilire i legami di vassallaggio con Pattani alla fine del XVIII° secolo,  ma le rivolte contro il Siam ripresero a scoppiare periodicamente, represse dai siamesi che misero i prigionieri in schiavitù e li inviarono di forza nelle province del Sud e del Centro, dove i loro discendenti si integrarono alla locale popolazione musulmana.

Con Rama V e il concetto europeo di stato-nazione, imposto al Siam dai colonizzatori inglesi e francesi presenti alle sue frontiere, l’autonomia di Pattani ebbe fine. Il territorio del sultanato fu integrato nel Siam e diviso in quattro province. Nel 1909, un accordo anglo-siamese confermò la spartizione della Malesia e Pattani venne attribuita al Siam .

Da allora in poi a periodi di calma succedettero periodi insurrezionali, a seconda delle politiche mutevoli praticate da Bangkok nei confronti dei musulmani del Sud. L’autonomia non è un concetto familiare per i tailandesi; perciò, attualmente, la lotta degli yawi rivendica piuttosto l’indipendenza. Una guerra civile, in gran parte ignorata dalla cosiddetta “comunità internazionale”, si è così installata in tre province del Sud (Pattani, Narathiwat e Yala), con il suo carico di morti e devastazioni.

Situazione politica

L’autorità rappresentativa dei musulmani di Tailandia è il Chularajamontri (Sheikh al islam), nominato dal re di Tailandia, protettore di tutte le religioni del Regno. È assistito da un Consiglio che promulga la dottrina della fede (fatwa), amministra le moschee (< 3000), fissa le date delle feste religiose, organizza i pellegrinaggi e rilascia i certificati alimentari halal.

Tale autorità è garante della fede e dell’adesione dei musulmani alla monarchia.

Tuttavia, dal 1960 in poi, vari gruppi di militanti iniziarono la lotta armata contro il Governo tailandese, che culminò sotto l’ex-primo ministro Thaksin, con l’invio dell’esercito tailandese nelle tre province ribelli (Pattani, Yala e Narathiwat, mentre a Satun regnava più calma (4). Questa occupazione militare ebbe come conseguenza la sfiducia di molti musulmani verso le proprie autorità ufficiali di rappresentanza presso il Governo tailandese.

Oscillando tra pacificazione e repressione, compresi numerosi “colloqui per la pace”, il Governo tailandese non è ancora riuscito a pacificare la regione in modo durevole; paradossalmente anzi, più Bangkok si investe nel Sud e più sembra accrescersi il sentimento identitario dei musulmani.

Tuttavia, alcuni musulmani sono coinvolti nella vita politica tailandese, come deputati alla Camera e al Senato o come membri di partiti politici. Altri musulmani ricoprono o hanno ricoperto posizioni di rilievo nell’amministrazione centrale del Regno.

Status sociale e demografia

Gli studi demografici dimostrano che, rispetto ai buddisti del Sud, i musulmani yawi :

lavorano più frequentemente nei mestieri agricoli;

viaggiano di meno;

si sposano più presto;

hanno più figli (2,3 figli per donna contro 1,3);

posseggono in media una popolazione più giovane. Di conseguenza, la loro popolazione relativa è in aumento rispetto alla popolazione buddista tailandese.

All’interno della comunità musulmana, il più gran prestigio spetta ai detentori della conoscenza. Da un lato c’è l’haj (pellegrino di ritorno dalla Mecca) che esercita funzioni di insegnante (tokgwu) nelle scuole coraniche (pondok), le quali competono con le scuole statali, musulmane e tailandesi. Ancor oggi, la frequentazione del pondok rappresenta per i musulmani l’impegno di conservare le proprie tradizioni culturali e morali.

Il medico tradizionale o bomok è responsabile del servizio sanitario e funziona da intermediario nei conflitti. La sua terapia è basata in parte sulla terapia corètica (danza) e musicale (rebab). Esso può, a volte, svolgere funzioni di sciamano .

Altre autorità sono il phuyaban (capo villaggio) e il kamnan (capo del comune) bilingui che servono da intermediari tra popolo e Stato, e hanno il potere di dirimere i conflitti minori.

Status giuridico

Poco a poco, il governo tailandese, nell’intento di fare un gesto di distensione, ha preso atto della realtà musulmana riconoscendo loro dei diritti specifici conformi alle loro tradizioni e cultura.

La legge tailandese impone ai musulmani di portare un nome e cognome tailandesi, ma concede loro il diritto di aggiungervi un nome islamico. D’altra parte, i musulmani sono regolati da norme di legge specifiche e cioè la legge islamica (sharia) che si applica nel campo del diritto civile (matrimonio, eredità).

Le donne hanno il diritto di indossare l’hijab (velo islamico) sul posto di lavoro e sulla foto della carta d’identità; di recente, lo stesso diritto è stato concesso alle funzionarie di polizia. Gli studenti  indossano una divisa scolastica speciale. Gli orari dei funzionari rispettano la preghiera del venerdì e le celebrazioni religiose, e dei congedi straordinari sono concessi ai pellegrini che si recano alla Mecca.

I musulmani beneficiano di una banca islamica, che, secondo la legge islamica, applica regole  speciali  agli interessi, vietati dal Corano.

Durante le principali feste religiose e familiari, gli yawi ignorano i confini dello Stato, spostandosi in gran numero verso la vicina Malesia; è l’occasione di scambi personali e commerciali con popolazioni dalla cultura simile alla loro.

Religione

La maggior parte dei musulmani tailandesi sono sunniti. Nella loro pratica religiosa quotidiana, al pari dei buddisti tailandesi, hanno integrato alcuni elementi pre-islamici (ad esempio, la fede negli spiriti). Gli imam, nominati a vita, dirigono le moschee e i consigli eletti dalle comunità; in ogni provincia vengono altresi’ eletti due cadi (giudici islamici) che applicano la sharia in materia civile. I due aiutanti dell’imam sono il khatib (predicatore) e il bilal.

Relazioni di vicinato

Con la Malesia le relazioni sono buone, anche se gli yawi non amano confondersi con i malesi. Con i cinesi, da tempo presenti nel Sud e non percepiti come una minaccia, vivono in buona armonia. Con i  tailandesi invece, che forniscono i nove decimi del personale statale, le incomprensioni sono frequenti (ad esempio, i musulmani rifiutano l’uso del saluto tailandese wai [5]) e la suscettibilità è a fior di pelle (6).

Economia

Nel Sud, i musulmani sono attivi prevalentemente nell’agricoltura, nella pesca, nella coltivazione  dell’hevea (produzione di lattice) e nel commercio. Spesso dipendono dai circuiti commerciali e finanziari controllati dai cinesi. Nel resto del paese sono spesso piccoli imprenditori e commercianti (venditori di caffè, frittelle, frutta secca, ecc.) o lavorano nelle amministrazioni statali.

In conclusione

Da quanto detto si rileva che, nonostante l’incremento dei diritti concessi ai musulmani yawi dal Governo tailandese, la loro rivendicazione identitaria è in via di rafforzamento e la spirale delle violenze intercomunitarie e dello stato di emergenza sembra ancora lungi dallo spegnersi.

In un momento storico in cui le esigenze d’autonomia da parte dei popoli si fanno sempre più presenti e sono spesso molto mediatizzate, il conflitto nell’estremo Sud della Tailandia rimane praticamente ignorato dal resto del mondo.


(1) La federazione dei regni del Champa fu fondata nel II° secolo d.C. sulla costa centro-meridionale dell’attuale Vietnam. I fondatori cham appartenevano ad un’etnía malayo-polinesiana che praticava l’induismo shivaita. Dopo aver raggiunto un notevole sviluppo politico ed artistico ed essersi convertiti all’islam, i regni cham furono progressivamente conquistati dai vietnamiti. Il Panduranga, ultimo regno cham, fu annesso dal Vietnam agli inizi del XIX° secolo.

(2) Isola situata nell’attuale Indonesia del Nord-Est, dove gli olandesi approdarono nel 1605.

(3) Nel 1511 i portoghesi di Afonso de Albuquerque conquistarono il porto di Malacca.

(4) All’occasione di un incontro con un gruppo di visitatori, l’imam della moschea centrale di Satun preciso’ che le varie comunità musulmane del Sud non intrattengono necessariamente lo stesso tipo di rapporti con le locali autorità tailandesi. Così, a Satun, la dinamica delle relazioni si trova essere più distesa che nelle altre province.

(5) Il gesto del wai si esprime unendo le palme delle mani all’altezza del busto con le dita tese, abbozzando una leggera flessione del busto o del capo.

(6) All’occasione di un viaggio nel Sud, l’autore dell’articolo, entrando in un caffè  saluto’ i presenti alla

maniera musulmana, con la mano destra sul cuore. Subito si attiro’ segni di simpatia da parte degli astanti.



 

Cosimo Nocera è storico e guida del Museo nazionale di Bangkok. Ha vissuto e lavorato in Italia, Svizzera e in America andina (Perù, Ecuador e Bolivia). Dopo un lungo soggiorno in Asia del Sud-Est, vive attualmente in Svizzera francese.