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Impressioni di una visita presso Thawan DachaniUn artista tailandese, dallo stile assai personale, recentemente scomparso

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Prologo

Thawan Dachani è morto il 3 settembre 2014, all’età di 74 anni.

Nato il 24 settembre 1939 a Chiang Rai, ha studiato arte presso l’Accademia di Belle Arti Poh Chang Art and Craft College, poi all’Università Silpakorn, a Bangkok, sotto la guida del fu Silpa Bhirasri (nome tailandese adottato dall’artista italiano Corrado Feroci); ha completato la sua formazione presso la Rijksakademie van beeldenden Kunsten di Amsterdam. Nel suo paese d’origine, il suo lavoro gli valse nel 2001 il titolo di artista nazionale. Durante tutta la sua vita, si è rifiutato a lasciar attribuire il suo lavoro a una qualsiasi tendenza stilistica; sappiamo tuttavia che si è ispirato al patrimonio culturale del Lan Na (l’ex-regno della Tailandia settentrionale), reinterpretandolo a modo suo. Rifiutando il corrente maggiore, è innanzitutto restato un’ individualista, anche se ha sincretizzato vari elementi, identità e forme artistiche.

Ban Dam, che comprende oggi circa 40 edifici, rappresenta la cosmologia di Thawan Dachani sotto l’angolo architettonico. Le case ospitano, tra l’altro, un’impressionante collezione di spoglie di animali, in merito alle quali che l’artista ha dichiarato che “affinavano la sua immaginazione.” Per Thawan Dachani l’arte permette di “respirare” e “esaltare il valore umano”, ma non dovrebbe mai “venire dal cuore.” “Un giorno – ha detto – la grandezza dei politici e delle persone importanti scomparirà. Solo l’arte durerà”.

Impressioni di una visita recente

 

Thawan Dachani, pittore e scultore tailandese, resiede a Baan Dam in provincia di Chiang Rai (nord della Thailandia). Il suo stile molto personale è ben noto in patria e all’estero; su un grande appezzamento di terreno di sua proprietà fece costruire diversi edifici basati in parte su modelli tradizionali, decorandoli secondo la sua immaginazione creativa. Aperto al pubblico, abbiamo recentemente avuto modo di essere accolto a casa sua e di intrattenerci con lui.

 

Il “Triangolo d’oro”

 

Tutti hanno sentito parlare del “Triangolo d’oro”, questo luogo mitico dove s’incontrano l’avventura e la memoria di traffici illegali . Situato all’estremo nord della Tailandia, in provincia di Chiang Rai, il “Triangolo d’oro” si trova nel punto in cui convergono i confini di Birmania, Laos e Thailandia. Anni fa, la zona circostante ha arricchito coloro che si erano impegnati nella coltivazione del papavero e, soprattutto, coloro che ne facevano commercio. Oggi, sparito l’oppio, le coltivazioni di tè e caffè lo hanno sostituito e il turismo è diventato il modo migliore per fare i soldi. La storia fantastica di Khun Thawan Dachani, pittore e scultore di Baan Dam, ci dimostra tuttavia che esistono ancora ben altri modi.

 

Il sito di Baan Dam.

 

Baan Dam è parte del mueang (distretto) di Chiang Rai; per arrivarci, conviene percorrere pochi chilometri a sud-ovest sulla strada statale 1. Arrivato sul posto, il visitatore viene dapprima colpito dalle dimensioni del parcheggio, previsto per centinaia di visitatori; a seconda del momento e della stagione, si nota un numero più o meno grande di persone che si affrettano verso la grande casa in stile Lan Na (nord della Thailandia), chiamata Casa Nera, che segna l’ingresso del sito.

 

Baan Dam, Casa Nera.

 

Lo stile monumentale della casa attira l’attenzione anche perchè è interamente costruita in teak; vedremo, durante la visita, che solo poche case sono fatte di cemento, vetro e mattoni. Davanti alla Casa Nera si vede un edificio più piccolo, che presenta una caratteristica ricorrente di tutti gli edifici; vale a dire il loro lato iper-realistico, che non mancano di notare coloro che conoscono lo stile del Lan Na: tutte le linee e dimensioni sono allo stesso tempo sovradimensionate, allungate e compresse. Dopo essere entrati all’interno della Casa nera, si nota che il suo carettere di “cattedrale” è accentuato dalle enormi colonne che sostengono una struttura imponente; questa enorme costruzione serve da luogo d’accoglienza e d’esposizione. Per la prima volta siamo messi a confronto con il leitmotiv del sito e cioè la proliferazione di corna, ossa e pelli di animali; come vedremo più avanti, il padrone di casa ama dipingere gli animali a modo suo e gli piace circondarsi di numerosi resti di animali.

 

Baan Dam: gli altri edifici.

 

Anche se lo spirito del maestro permea fortemente l’atmosfera, il maestro stesso non è ancora visibile; il giro di gran lunga non ha esaurito le attrazioni presenti nel parco; veniamo informati che ci sono almeno trenta edifici. Alcune costruzioni sono utilizzate per mettere in mostra uno o più aspetti architettonici specifici, ad esempio un Kalae Ruen tradizionale. Altri edifici mostrano sia un tetto di grandi dimensioni, sia pareti forate e pannelli riccamente intagliati. Certe costruzioni mostrano la reinterpretazione di un aspetto tipico dello stile Lan Na, come una casa che porta, sui lati della porta, un arco riccamente intagliato.

 

Buddismo e psicoanalisi.

 

I suoi biografi ci dicono che a Khun Thawan piace lavorare sul buddismo e la psicoanalisi; in mancanza di templi, il buddismo è rappresentato da belle statue di Buddha in legno, di varie dimensioni, scolpite in stile laotiano. Negli anni ’70 un’interpretazione non convenzionale di Buddha ha valso all’artista una forte critica da parte della società thailandese, che lo ha convinto di distruggere quasi tutte le opere contestate. Più tardi, Dachani si è rimesso a rappresentare Buddha, ma in modo da non risuscitare le critiche. La psicoanalisi, o almeno i suoi segni sono ovunque; si veda, ad esempio, la costruzione preferita del pittore, chiamato balena.

 

Le bolle.

 

Qua e là si trovano alcune strutture in calcestruzzo, chiamate bolle; alcune di queste prendono la forma di un chedi o stupa, altre una figura d’animale (la balena); durante la visita delle prime, si constata che il chedi è solo nella forma, non nel contenuto. Entrando in una bolla siamo doppiamente colpiti; dapprima a causa dell’acustica che produce un effetto di eco; poi a causa del contenuto zoologico dominante. Non c’è dubbio che la psicoanalisi sia probabilmente il miglior strumento per spiegare l’accumulazione di simbolismo pre-buddista che si offre al nostro sguardo attonito e anche le opere che a questo si sono ispirate. Corna e pelli di bufali, di coccodrilli nonchè altri resti del mondo animale ricoprono pareti e pavimento.

 

Incontro con il maestro.

 

Nei pressi della sala da pranzo si scorge il maestro seduto al tavolo, su una sedia decorata con corna di bufalo. Khun Thawan ci fa buona accoglienza; come alcuni lo hanno notato, assomiglia un po’ al fu zio Ho. Qui finisce, però, il paragone. Khun Thawan Dachani offre ai visitatori piccole banane e formaggini marca La vacca che ride; forse è stato avvertito che ci sono francesi tra i visitatori oppure tutto è frutto del caso.

 

Il sogno del maestro.

 

Dice il maestro che all’età di trentasei anni fece un sogno popolato di animali selvatici, con tanto di corna e zanne. Così decise di iniziare un’impressionante collezione di corna, pelli, teschi e zanne di animali provenienti da tutto il mondo; poi di mise a costruire case, la maggior parte in stile Lan Na reinterpretato, alcune moderni costruzioni in calcestruzzo e infine alcune case d’ispirazione birmana e balinese. Khun Thawan non esita a presentare se stesso come il più grande artista thailandese vivente. Alla domanda circa i suoi piani, dice che vuole ancora espandersi, fino a quaranta o più case.

 

L’istituzione.

 

Se si prende la pena di consultare il sito del maestro (thawanduchanee @ com) e alcuni altri siti collaterali, sembra che le sue opere su tela si possano acquistare in linea. Non necessariamente gli originali, che sono piuttosto cari (i prezzi sembrano raggiungere centinaia di migliaia di € e più); ma ci sono anche le riproduzioni. Khun Thawan è un’istituzione: partito modestamente, il suo talento sarebbe stato rivelato al mondo dopo un viaggio negli Stati Uniti del Nord America. Oggi espone dappertutto, intrattiene ottime relazioni con i grandi di questo mondo. Le gallerie fanno a gara per esporlo, è quotato sul mercato delle opere d’arte. Il suo lato un po ‘megalomane non sembra disturbare nessuno; sarebbe piuttosto una divertente caratteristica della sua personalità artistica. Tanto più che, nonostante i suoi prezzi proibitivi, questo facoltoso personaggio è d’aspetto umile e sembra dire “vedete, io sono qualcuno, ma in fondo sono rimasto come tutti voi.”

 

Surrealismo?

 

Che ne è del suo lavoro? Ci viene detto che si ispira al surrealismo. Alcune immagini ci danno un assaggio della sua arte pittorica, che si concentra prevalentemente sugli animali. Ciò che più colpisce l’osservatore è il lato fantasmagorico delle sue opere, i toni prevalentemente neri e rossi e l’atmosfera metafisica e cosmologica che diffondono. Ma Dachani ha sempre rifiutato l’etichetta di surrealista che volevano affibbiargli, giungendo perfino a trattare i responsabili d’incompetenza.

I suoi dipinti sono visibili in riproduzione nella galleria dove finisce la visita. Coloro che desiderano partire col ricordo trovaranno a prezzi accessibili ogni genere di ninnoli all’insegna di Baan Dam.

 

Il mecene.

 

La discussione sull’arte pitturale e i gusti di Thawan Dachani ppuo’ durare all’infinito. Tuttavia, nonostante le sue manie di grandezza e di messa in scena, c’è un aspetto della sua personalità che merita il rispetto; mantiene infatti in vigore una scuola di scultura, dove i giovani della zona imparano a lavorare il legno secondo le tradizioni locali, di antica fama. Il modernismo alimenterebbe e perpetuerebbe dunque la tradizione ?

 

 

Riletto a cura di Gabriella Umidon


 

 

Cosimo Nocera è storico e guida del Museo nazionale di Bangkok. Ha vissuto e lavorato in Italia, Svizzera e in America andina (Perù, Ecuador e Bolivia). Dopo un lungo soggiorno in Asia del Sud-Est, vive attualmente in Svizzera francese.

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