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I sirianiRitratti di alcune persone incontrate in Siria
Ritratti di alcune persone incontrate in Siria
Durante una passeggiata nel centro di Damasco, come l’autore di queste righe l’ha fatto di recente, è inevitabile incontrare un vero mosaico di persone: i loro capelli sono biondi, castani, rossicci o neri; le tonalità della pelle stanno tra il chiaro e l’abbronzato, la statura è variabile mentre gli occhi esibiscono i mille colori dell’arcobaleno.
Tutti parlano l’arabo, hanno una cultura comune e si definiscono siriani, nonostante la diversità delle loro origini lontane. Senza voler risalire alle brume del passato, discendono da quei popoli che nella storia hanno attraversato il Vicino Oriente o vi si sono installati : cananei, fenici, ebrei, aramei, assiri, babilonesi, persiani, greci, armeni, romani, nabatei , bizantini, arabi, crociati, ottomani.
Sono in molti a conoscere le lingue straniere : italiano, francese, tedesco, inglese, rumeno, spagnolo.
Giovani e anziani, uomini e donne, musulmani e cristiani, tutti si sono mostrati oltremodo benevoli nei confronti del visitatore, cercando di trasmettergli qualcosa sulla loro vita personale e la loro visione del mondo.
Questi uomini e donne, che hanno subito una guerra lunga e ingiusta, mostrano tutti un coraggio indomito e una gran fiducia nell’avvenire.
La galleria presenta i ritratti di alcune di queste persone ed è occasionalmente arricchita dell’una o dell’altra confidenza che hanno voluto affidarci.
Gli incontri hanno utilmente completato l’immagine che l’autore ha potuto farsi del paese e degli abitanti, dando nel contempo un volto umano alle varie tappe del suo viaggio in una terra affascinante che non puo’ lasciare indifferente nessuno.
Esprimo la mia profonda gratitudine a tutte le persone che hanno contribuito a questa galleria.
- Al confine tra Libano e Siria : alla domanda “Dove vivono i tuoi genitori?”, Ali risponde : “Non ne ho più” (vittime della guerra ?)
- Giovani dell’isola di Arwad
- Isola di Arwad: dopo la scuola, gioco del calcio e studio
- Isola Arwad, spazzini al lavoro
- Arwad-Tartus : due giovani coppie siriane
- Dopo aver studiato ortopedia a Parigi, Hamid ha fondato vicino a Tartus lo SCO (Centro ortopedico siriano). “Nonostante le difficoltà di approvvigionamento dovute alle sanzioni, produco in 3D, tramite il computer, nuovi prodotti ortopedici utili per il mio paese e che spero anche di esportare”
- Un gruppo di alunni torna a casa presso al castello di Saladino
- Osservando fare sua madre, Leïla impara a preparare deliziose tortine alle erbette ; autostrada, vicino a Latakia
- Ristorante sulla spiaggia a Latakia: Ahmed è un vero professionista del narghilè
- “Ci incontriamo ogni giorno vicino all’anfiteatro romano per tirare i dadi” ; gruppo di pensionati a Jablah
- Latakia di notte: “Ammirate la mia pubblicità su quattro ruote”
- Il Sig. Nabil offre una vasta selezione di narghilè
- Il Sig. Tarek è vicedirettore dell’Albergo La Mira di Latakia: “Dopo aver studiato nel mio paese, sono andato in Svizzera, a Montreux e Le Bouveret per migliorare le mie capacità ; il soggiorno mi ha molto arricchito a livello professionale e umano”
- Nello stesso albergo il Sig. Hammad prepara il pane che accompagna tutti i pasti
- Il Sig. Rachad fa la guida al Krak des Chevaliers: “Un gruppo di archeologi francesi ci ha aiutato con il restauro, poi è arrivata la guerra, i combattimenti intorno al krak infuriavano, i terroristi sono persino riusciti ad occuparlo per qualche tempo. Attualmente ci sono pochi visitatori, ma torneranno quando tornerà la pace “
- L’albergo Al-Wadi si trova vicino al Krak ; è gestito dalla Sig.ra Lodi Bitar Sallaoum e da suo figlio. La proprietaria spiega in un eccellente francese : “Da qualche tempo la clientela sta tornando nel nostro albergo”
- Georges, studente di teologia, ci fa visitare la vecchia chiesa del monastero di San Giorgio, a Mechtayié: “Il nostro monastero è tra i più antichi al mondo, da quando è stato fondato dall’imperatore Giustiniano nel VI secolo”
- “Veniamo qui spesso con mamma e i miei fratelli e sorelle” ; chiesa armena di Homs
- “La nostra chiesa greco-melchita fu distrutta durante i combattimenti che devastarono la nostra città di Homs ; fu pero’ rapidamente ricostruita grazie all’aiuto che ci venne da tutte le parti”, Padre Georges, parroco
- La clientela del famoso Café Julia di Homs
- Un momento di rilassamento al Café Julia
- S.E. Nicolas, Arcivescovo di Hama, parla perfettamente il francese: “Per ragioni sia interne che soprattutto esterne, la Siria è diventata il campo di battaglia di tutta la terra. Fortunatamente, la situazione sta migliorando rapidamente”
- Suor Victoria dirige la Scuola del Sacro Cuore di Gesù e Maria a Hama. “Gli studenti della nostra scuola plurilingue sono al 40% cristiani e al 60% musulmani”
- Suor Jeanne-Marie ha 86 anni e sta lavorando nella stessa scuola da molti anni
- Il sacrestano della Grande Moschea Sunnita di Hama e Padre Nabil della Chiesa ortodossa di Kfarbou mantengono eccellenti relazioni
- Nella chiesa monastica di San Sergio, a Maalula, villaggio emblematico che ha subito la violenza dei terroristi, la Signorina Myriam canta una preghiera in aramaico, la lingua di Cristo
- Il passato rurale è ancora presente per le strade di Maalula
- La Sig.ra Maria Saadeh fa l’architetto e ha scelto di impegnarsi in politica quando è scoppiata la guerra. Venne eletta come membro indipendente in Parlamento con l’aiuto di molti volontari, donne e uomini. Cristiana, è pero’ sostenuta anche da molti musulmani. Ha combattuto per il sostegno allo Stato in un momento difficile. “Un paese occidentale non può giudicare il regime siriano né la sua legittimità”. Ora si occupa di “piccoli progetti concreti”
- “In un suk in costante movimento rappresento il polo del riposo, la fonte delle fresche bevande dissetanti profumate all’acqua di rose” ; il Sig. Tarek, venditore di bibite in al-Hamidiya
- Non è oggi che si potrebbe andare a tutta velocità da Damasco a Medina; eppure la Compagnia ferroviaria dell’Hijaz esiste tuttora. Non ha più materiale rotabile, ma la sua gestione occupa ancora il quartier generale a Damasco e ha fiducia nel futuro. I Sigg. Mohamad Ali Hasanin, direttore generale, e il suo vice, l’Ing. Fayez Briche ci fanno gli onori del loro ufficio. L’Ing. Briche ha vissuto a Cuba e in Spagna e parla perfettamente spagnolo : “C’è un piano per ripristinare, dalla sede centrale, una rete di linee ferroviarie periferiche per la città di Damasco”
- Un narghilè, un tè e un telefono cellulare per soffiare un attimo tra due affari
- “Di qua ragazze, il profumiere crea per voi le essenze magiche più sottili” ; il Sig. Hussein, del Suk al-Hamidiya
- “Alla scuola di cucito dell’Ospedale italiano ci viene insegnata l’Alta Moda romana”
- Direzione della Scuola infantile dell’Ospedale italiano: la Sigra. Carole, direttrice, la Sorella Ensav, assistente e Suor Annamaria, delegata dell’Ospedale
- Una gran sete di conoscenza: una classe della scuola infantile
- Città vecchia di Damasco : il famoso caffè al-Nawfaa
- “Ogni giorno, al caffè, racconto al mio pubblico, in arabo classico, un’epopea del tempo di Saladino. Sono Ali, il narratore”
- “Noialtri, il pubblico, ogni sera partecipiamo al racconto di Ali come se lo ascoltassimo per la prima volta”
- È anche grazie al Sig. Jihad, maître d’hôtel, che il Beit Zaman è uno degli alberghi più rinomati della Via Recta di Damasco
- “Provate anche voi a sbrogliare questi fili” ; elettricisti al lavoro in Via Recta
- Madrasa sciita al-Mohsiniya, Damasco, direttore e insegnante principale : “La nostra scuola esiste da 110 anni, porta gli alunni al diploma di maturità, conta 3000 studenti e 200 professoresse e professori. I ragazzi orfani vengono accolti gratuitamente”
- Al-Mohsiniya. Le domande si susseguono, in francese e in inglese: “Qual ‘è la tua lettura preferita?”, “Come ti chiami?”, “Da dove vieni?”, “Cosa ti piace fare?”
- Padre Bashir, cattolico siriaco, vive a Beirut, dove lavora con i rifugiati siriani: “Mi dispiace che alcuni dei cristiani siriani che sono fuggiti dal paese non abbiano altro piano che emigrare in Australia o Canada: si direbbe che solo i musulmani stiano pensando al ritorno
- “Dall’inizio della guerra il nostro monastero non ha quasi più visitatori ; noi non siamo stati molestati tranne il nostro fondatore, che è letteralmente scomparso cinque anni fa, rapito mentre era a Raqqa. I nove monaci e suore restanti continuano a promuovere il dialogo interculturale tra cristiani e musulmani.” Sorella Dima, del monastero di Mar Moussa, perfetta italofona
- “Ma perché gli animali persistono nell’attraversare la strada quando sto passando in moto ?” ; Hamid, pastore